Sikhote-Alin, Maritime Territory, Russia.

Caduta il 12 febbraio 1947, alle ore 10:38 T.U.

Sinonimi: Sichote-Alin, Sichote-Alinsky, Sihote-Alin, Sikhote-Alinskii, Silkhote Alin, Ussuri.

Siderite, ottaedrite molto grossa, 9 mm (IIB)

Un grosso bolide ritenuto, da alcuni testimoni, luminoso quanto il Sole, ha generato una pioggia di meteoriti in una fitta foresta sui monti di Sikhote-Alin, 25 miglia da Novopoltavka, Marittime Province, producendo 122 buche d'impatto, la più grande aveva un diametro di 26 metri. Diversi gli esemplari pesanti più di 300 kg, il peso complessivo raccolto dall'Accademia delle Scienze Russa supera i 23.000 kg.Si valuta però che il peso complessivo delle meteoriti e delle schegge che hanno raggiunto il terreno sia almeno di 70.000 kg (VIDEO).

Peso dell'esemplare in alto 30 kg, (Collezione Eltri)

                                 

                                 LA PIU’ GRANDE CADUTA DI METEORITI CHE SIA MAI STATA VISTA

 

Il fenomeno che si è verificato in Russia o per meglio dire, nell’ex Unione Sovietica, alle ore 10:38 del 12 febbraio 1947 a circa 400 km a Nord di Vladivostok, è stato osservato da molte persone, la maggior parte delle quali si erano accorte del fenomeno perché gli oggetti, oltre all’ombra generata dal Sole, improvvisamente ne proiettavano un’altra in movimento e ciò li indusse a rivolgere lo sguardo al cielo dove poterono osservare l’abbagliante bolide. Non fu molto diverso da ciò che gli abitanti di Chelyabinsk osservarono il 15 febbraio 2013, sia per la luminosità dell'eccezionale meteora, sia per i successivi effetti acustici.    

A Sikhote-Alin dopo l’apparizione del bolide ci furono detonazioni molto forti, che sono state udite sino a oltre 300 km di distanza dalla zona d’impatto, inoltre in alcuni luoghi sono state percepite distintamente vibrazioni del terreno. Le abitazioni, non numerose in quel territorio e soprattutto quelle situate presso la verticale della traiettoria, hanno subìto danni, diversi camini sono caduti, i vetri delle finestre sono andati in frantumi, pezzi d’intonaco si sono staccati dai soffitti, le onde d’urto hanno provocato l’inversione del flusso d’aria all’interno dei camini e perciò dalle stufe uscirono fiammate e cenere.

 Tutta l’area era coperta da un notevole strato nevoso e la zona dove è stato visto dirigersi il bolide era difficile da raggiungere. Il geologo F.K. Shipulin, con alcuni suoi colleghi, riuscì ad arrivarci il 24 febbraio, cioè dodici giorni dopo la caduta e vi trovò una grande distruzione. In una superficie di circa un chilometro quadrato, la taiga era svuotata, tanti alberi erano ridotti a pezzi, tronchi   d’albero si trovavano agganciati sulle chiome degli alberi che si erano salvati. Le cime di molti alberi sembravano tagliate e i fusti nudi assomigliavano a dei giganteschi pali telegrafici. In quella zona c’erano diversi crateri e buche, il cratere più grande misurava 26 metri di diametro ed era profondo 6 metri.

 

Il cratere di 26 metri di diametro

In tutta quell’area la neve non era soffice come dalle altre parti, ma compatta e coperta da uno strato di neve ghiacciata, mescolata a fango, segatura di legno, aghi di pino e di abete. Lo strato ghiacciato permetteva di camminarci sopra senza sprofondare. Anche grandi pini erano stati divelti ed erano disposti a raggiera attorno ai crateri più grandi, sino a 20-30 metri di distanza dai bordi.

Alberi divelti attorno a un cratere.

Ciò che fu evidente già dalle prime spedizioni organizzate dall’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica, fu, che sui crateri maggiori non sono stati trovati gli esemplari più grandi, anzi, l’esemplare maggiore, pesante 1745 kg, è stato trovato in una buca larga 3,5 metri e profonda quattro.

La meteorite più grande, pesante 1745 Kg fu trascinata fuori da una buca profonda 3,5 metri, dopo aver scavato un piano inclinato sul terreno ghiacciato.

Nelle foto in basso: La spettacolare meteorite che è custodita presso il Museo di Mineralogia di Mosca e un’ingrandimento della sua superficie, ricca di grosse regmaglipti.

I crateri più grandi si sarebbero originati per l’esplosione totale o parziale dei meteoroidi più massivi, dovuta alla loro eccezionale velocità di caduta. Infatti, recenti studi dimostrerebbero che i frammenti più grossi, nei quali il meteoroide originario si era suddiviso durante la traiettoria atmosferica, non avrebbero perso completamente la loro energia cinetica e avrebbero raggiunto il suolo alla velocità di 2 o 3 km/s .

Le esplosioni avrebbero disperso attorno ai crateri tonnellate di schegge.

 Un numero grandissimo di schegge s' irradiaò tutto attorno alla zona dei crateri, a velocità elevatissime, tanto che molte sono state trovate conficcate all’interno dei tronchi d’albero, alcune addirittura, hanno forato da una parte all’altra tronchi molto grossi.

Nella foto: Due schegge della caduta di Sikhote-Alin (Collezione Eltri).

. Il meteorite di 1745 kg probabilmente non è esploso perché ha raggiunto il suolo a una velocità assai inferiore, probabilmente a causa della sua forma appiattita, che presentando un’area abbastanza grande rispetto alla massa, può avergli consentito di perdere più facilmente la sua energia cinetica per il maggior attrito atmosferico a cui è stato sottoposto (nota dell’autore). Dalle indagini fu evidente che i crateri più grandi si sono formati prima dei crateri più piccoli e delle buche.

Una parte dei partecipanti alla prima spedizione, si è recata nei paesi che si trovavano in prossimità del luogo di caduta, per raccogliere informazioni sulla traiettoria apparente del bolide, soprattutto per ricavare dati utili per la determinazione della traiettoria atmosferica e orbita del meteoroide. Purtroppo non c’è nessuna documentazione fotografica del fenomeno e neppure della grande nube generata dal bolide, che è rimasta ben visibile nel cielo sino a sera. Fortunatamente un pittore di Dalnerecinsk, P.I. Medvedev quel giorno si stava accingendo a disegnare il paesaggio, quando improvvisamente al suo sguardo attonito apparve l’incredibile bolide, che presentava una coda multicolore e che lasciò nel cielo una lunga scia di fumo. Subito disegnò in modo molto preciso sulla tela utilizzando colori ad olio, ciò che sveva appena visto. I partecipanti alla spedizione dell’Accademia delle Scienze, presero in seria considerazione la sua opera, perché corrispondeva con le osservazioni di altri testimoni che si trovavano in quel luogo. Oltre alla traiettoria nel cielo, i testimoni erano concordi nell’affermare che il bolide a mano a mano che si approssimava al suolo, il diametro della testa diminuiva, lasciando poi nel cielo una scia dall’aspetto conico. Vari testimoni erano concordi anche nella descrizione dei colori della nube che corrispondevano a quelli dipinti da Medvedev.

 Dipinto originale di Medvedev, che  ritrae il bolide e la nube, che si lasciava dietro Il dipinto si trova all’Accademia delle Scienze a Mosca (Foto dell’autore). *

Un’altra copia del dipinto fatta successivamente da Medvedev è custodita presso il museo mineralogico.

 Francobollo emesso dalle poste russe in occasione del decimo anniversario della caduta di Sikhote-Alin, dov’ è riportato il dipinto di Medvedev.

Tra le testimonianze raccolte una molto interessante è quella rilasciata da un operaio che stava lavorando sopra un palo della rete telefonica disattivata in quel tratto, che affermò di aver sentito una scossa elettrica dai fili, proprio durante l’apparizione del bolide.

Le meteoriti raccolte In tutta l’area di dispersione, dalle varie spedizioni organizzate dall’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica, è di circa 23 tonnellate. Probabilmente molte di più sono state raccolte da appassionati e venditori, tanto che c’è chi suppone che la massa delle meteoriti cadute ammonti a circa 70 tonnellate o forse più. Complessivamente sono stati trovati 122 tra crateri e buche, diverse meteoriti raccolte pesano ben oltre il quintale.

 Foto in alto: Meteoriti raccolte a Sikhote-Alin nel corso di varie spedizioni organizzate dall’Accademia delle Scienze Russia di Mosca, dove si trova questa sala. La maggior parte degli esemplari pesa alcuni quintali l’uno. La persona sulla destra è Anna Yakovlevna Skripnik, curatrice del museo sulle meteoriti dell'Accademia delle Scienze di Mosca (Foto dell’autore). *

Nella foto a sinistra si vedono solo alcuni delle tonnellate di esemplari più piccoli, custoditi all’interno degli armadi che si trovano nella sala (Foto dell’autore). *

 Nella foto sopra, l’edificio del museo mineralogico di Mosca, dov’è custodito il meteorite più grande della caduta di Sikhote-Alin e numerosi altri esemplari provenienti da tutto il mondo.

Nella foto a lato, una visione d’insieme dell’interno (Foto dell’autore)

*  Foto pubblicata con il gentile permesso del Museum of Extraterrestrial Materials GEOKHI RAS, Vernadsky Institute of Geochemistry and Analytical Chemistry of the Russian Academy of Sciences (GEOKHI RAS). Committee on Meteorites

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